La prigione di Alcatraz è probabilmente il luogo di prigionia più famoso in assoluto al mondo, emblema di luogo impenetrabile. Fu utilizzata tra il 1934 e il 1963 come prigione di stato per i detenuti ritenuti troppo problematici o eccessivamente pericolosi per le comuni prigioni statunitensi.
All’interno di quelle celle transitarono praticamente tutti i peggiori criminali americani come Al Capone e Robert Franklin Stroud (l’ “ornitologo di Alcatraz”); famoso per aver trascorso ben 42 anni dei suoi 54 di detenzione in isolamento.
Questo luogo è storicamente conosciuto per l’impenetrabilità e per la durezza delle condizioni al suo interno; soprattutto nel famigerato blocco D, quello in cui venivano scontati i periodi di isolamento.
A rendere estremamente improbabile ogni tentativo di fuga fu principalmente la posizione geografica. La prigione sorge infatti su un’isola nella baia di San Francisco, solcata da gelide correnti marine che rendevano davvero complicata la traversata a nuoto per raggiungere la terraferma.
Oltretutto veniva effettuata una rigidissima sorveglianza armata sul perimetro, all’interno dei corridoi e nei luoghi di approdo delle barche; i secondini avevano l’ordine di aprire il fuoco senza pensarci due volte se un detenuto semplicemente abbozzava un tentativo di evasione.
In 30 anni di attività
furono 36 i prigionieri a tentare la fuga in 14 occasioni diverse più o meno celebri: il più famoso di questi fu il tentativo del maggio del 1946 denominato la “Battaglia di Alcatraz” in cui 6 prigionieri si impadronirono di un intero blocco riuscendo a rendere ostaggio alcune guardie.
Una di esse riuscì a fuggire bloccando l’ultima porta e impedendo così la fuga; purtroppo i fallimentari tentativi di mediazione e il successivo intervento dei Marines portarono ad un bilancio drammatico con 17 guardie e 4 prigionieri uccisi. Altri due, sopravvissuti alla sparatoria, furono successivamente condannati a morte.
Un altro evento altrettanto celebre fu la fuga famosa del giugno del 1962 ad opera di tre detenuti che, utilizzando ingegnosi stratagemmi, riuscirono ad aprire un varco in un muro corroso dalla salsedine, riuscendo così a raggiungere l’impianto di aereazione.
L’aspetto più particolare della vicenda fu il fatto che i tre costruirono tre finte teste (ancora oggi custodite nel museo) che lasciarono nei letti riempiti di indumenti, facendo credere alle guardie di ronda di essere ancora al loro posto.
Questo espediente permise loro di realizzare la fuga in tempo ed essi non vennero più rintracciati; le versioni ufficiali li considerarono annegati, poiché fu dichiarato impossibile attraversare la baia di notte, in inverno senza un’imbarcazione.
Secondo studi recenti di criminologia pare invece che almeno due di essi, i fratelli Angelin, siano stati avvistati in Brasile e dunque il loro tentativo di fuga fu realmente portato a compimento!
Il carcere
divenne tristemente noto anche per le terribili condizioni in cui i detenuti erano costretti a vivere; soprattutto a causa delle scarse condizioni igienico-sanitarie e per il clima violento al suo interno, causato sia dai detenuti che dalla crudeltà delle guardie. Ciò causò negli anni diversi suicidi, omicidi, mutilazioni e disturbi psichiatrici raccontati da alcuni “superstiti” o da chi lavorava all’interno della struttura.
Ed Wutke fu il primo prigioniero a suicidarsi nella struttura di Alcatraz. Rufe Persful sviluppò invece una forma di schizofrenia e si tagliò quattro dita di una mano, ed era intenzionato a tagliarsi anche quelle dell’altra.
Il carcere era suddiviso in 4 blocchi (A,B,C,D) e arrivò a contenere più di 1500 detenuti.
Le celle
erano anguste e primitive, fornite di letto, tavolo e toilette a muro oltre a un minuscolo condotto di aereazione. Ai prigionieri erano concessi solo pochi diritti basilari quali mangiare, lavarsi e ricevere assistenza medica; ogni altro aspetto era considerato un privilegio (fumare, lavorare, allenarsi, leggere).
Ogni comportamento inadeguato durante il periodo di prigionia procurava al detenuto la sottrazione di un privilegio precedentemente ottenuto, oltre a beccarsi un certo periodo di isolamento all’interno del terribile blocco D.
Esso era formato da celle minuscole, senza suppellettili (alcune non avevano neppure il letto) dove i detenuti non avevano diritto di parlare, di lavarsi nè ovviamente, di poter godere dell’ora d’aria.
In alcuni casi addirittura venivano rinchiusi nudi e subivano soprusi da parte delle guardie come lanci di urine, feci e cibo marcio. Coloro che passarono del tempo all’interno di queste celle le definirono un inferno in terra, tanto da creare il soprannome di “Hellalcatraz” per il blocco D.
La storia del carcere terminò nel 1963 a causa anche agli elevati costi di gestione: la struttura, già alla sua apertura, era abbastanza datata poiché fu costruito nell’800 ed utilizzata come caserma militare. Inoltre la continua usura dei venti marini e della salsedine provocarono enormi danni strutturali.
Fu stimato che per una totale ristrutturazione erano necessari più di 5 milioni di dollari e pertanto il governo decise di chiuderlo. La struttura, però, non venne mai del tutto abbandonata; vista l’enorme fama accumulata (anche grazie al successivo film “Fuga da Alcatraz”) e venne quindi riconvertita a museo, con più di 1milione di visite l’anno.
La visita
ad Alcatraz è, infatti, una delle principali attrazioni turistiche di San Francisco, si raggiunge facilmente con una breve traversata in barca e può essere visitata in un paio d’ore.
Immediatamente il visitatore viene colpito dalle alte e possenti mura che si scorgono già dall’approdo, al suo interno sono visitabili le anguste celle di detenzione come ad esempio “The Hole” (il buco) dove i detenuti più riottosi erano inviati per determinati periodi e subivano un trattamento brutale.
Probabilmente è uno dei luoghi al mondo in cui ci si sente davvero imprigionati ed è facile immedesimarsi in ciò che è successo tra quelle mura; soprattutto pensando che tutti i più efferati criminali dell’epoca vi trascorsero almeno una notte!
Leggende
A creare un contesto ancora più dark, esistono anche alcune leggende su questo luogo; i nativi che occuparono la prigione, parlarono in seguito della presenza di spiriti maligni, relativi però al periodo precedente alla creazione del carcere. Mark Twain, famoso scrittore contemporaneo che visitò il carcere, trovò l’atmosfera dell’isola talmente tetra da descriverla come “fredda come l’inverno, anche nei mesi estivi.”
La presenza di spiriti e di esperti del mondo del paranormale in loco è stata oggetto di diverse trasmissioni televisive.